giovedì 28 agosto 2008

Romarong

C’era un tempo in cui i portoghesi erano i padroni della terra, dai lidi di oporto e lisbona partivano vascelli pronti ad esplorare i più remoti confini del mondo, spingendosi oltre le temutissime colonne d’ercole.
Su uno di queste navi viaggiava Pedro da Cintra quando per primo scorse le montagne della baia di Freetown.
Non si conosce molto di quella spedizione avvenuta negli stessi anni in cui Colombo affrontava l’Atlantico né ci sono giunte notizie certe sull’esploratore; forse in una qualche città del Portogallo una strada porta il suo nome.
Siamo soliti immaginare gli esploratori come personaggi eroici e leggendari pronti a lanciarsi oltre le frontiere dell’ignoto e con lo sguardo sempre alla ricerca di nuovi orizzonti, ma Pedro da Cintra doveva essere diverso, per lo meno non così temerario come il nostro Vittorio Bottego che da anni veglia in versione bronzea (ma ancora per poco a quanto si dice…) sull’umanità variegata e sugli anatroccoli del piazzale della stazione.
Se Bottego infatti risalì i fiumi etiopici fermato solo dalla morte il buon Pedro giunge a toccare le ripide montagne della baia ricoperte di foreste ma appena sceso dalla scialuppa, forse in cerca di acqua dolce scambia il mormorio dei tuoni con il ruggito di enormi leoni famelici, se ne fugge sulla sua barchetta dove disegna una piccola mappa dei luoghi e battezza il luogo Sierra Leone.
Certo quel giorno di 500 anni fa doveva essere Agosto e i tuoni non dovevano essere molto diversi da quelli che squarciano la notte torrida e umidissima di Freetown.
Forse è solo grazie a Pedro da Cintra se oggi mi trovo qui, di certo grazie a Pedro mi è toccato spiegare a circa cinquecento persone che no, in Sierra Leone di leoni non se ne trovano e soprattutto grazie a Pedro ogni bambino che incrocio mi chiama “Apoto” : (che in teoria si scrive “AnPorto”)Uomo bianco, dal momento che qui i primi bianchi a farsi vedere furono Pedro e i suoi amici portoghesi.
Nella lingua del posto invece questo luogo era detto Romarong: la riva dei lamenti perché su queste spiagge venivano trascinati dalla corrente i corpi di tutti coloro che erano annegati a causa delle piene travolgenti del fiume Rokell che proprio in questa baia sfocia nell’oceano.
La riva dei lamenti, Ma quali lamenti? Le grida delle vedove e degli orfani in attesa sulla spiaggia o i singhiozzi disperati delle anime degli annegati rimasti senza sepoltura?
“Les morts ne sont pas morts” e forse fra questa sterminata distesa di mangrovie e lamiere troverò qualcuno in grado di darmi una risposta….

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